La fine impone la fine ANTOLOGIA VOL. 235 Iannozzi Giuseppe SCRIVEVO POESIE PER MORIRE Quand’ero giovane scrivevo sempre appeso a un filo, inventando greve Fato per desio di morte, insegnando all’alma che all’Amore non è lecito chiedere alcunché, mentre giusta è l’attesa che la morte avvenga in foggia né lieta né coraggiosa Così trascorsi i giorni della giovinezza morendo un tanto a ogni tramonto dentro a un nero fiume di inchiostro, incontrando in sogno donne che, con volto cinereo, mi segnavano nel nome del Padre e del Figlio E poi, un mattino vuoto d’oro in bocca, più morto che sveglio, con nessuno accanto, con un fil di fiato dire: “Nulla m’è rimasto tranne il vecchio calamaio vuoto di china e un avanzo d’occhio, solitario e cieco.” Quand’ero giovane scrivevo poesie, scrivevo per arrivare a baciare l’oggi, scrivevo per arrivare al mio morire FIAMMA I TUOI OCCHI Sono i tuoi occhi nel sole e nella pioggia, nel giorno e nella notte Sono i tuoi occhi nell’amore e nel dolore I tuoi occhi non li so dimenticare I tuoi occhi I tuoi occhi li amo io Sono essi fiamma da non giudicare I tuoi occhi non li so dimenticare I tuoi occhi li amo io Con un’occhiata sola i tuoi occhi mi hanno ieri spaccato in schegge di dolore I tuoi occhi sono due, saranno sempre due E oggi lo so che i tuoi occhi portano in Paradiso o all’Inferno l’uomo che li ama Spaccato in schegge di dolore i tuoi occhi ancor li amo io Sono essi fiamma da non giudicare Da non giudicare PERDERE LA TESTA (seconda versione) Quando la notte le sue poche luci le spenge e ogni angolo è di buio e di silenzio senza dio Quando le labbra a vuoto balbettano “amore” e non c’è chi raccolga la tua richiesta d’aiuto Quando il sonno non viene e freddo è il corpo e un volto di donna nell’inquieta tua mente appare e scompare sempre Quando le lacrime in debolezza ti seducono e facile sarebbe arrendersi senza più respirare Quando è la paura compagnia in prima linea che con le fredde sue mani nel buio ti stringe Quando ogni piccolo segno è ipocondria che vuota di parole il cuore riempie di paure Quando, quando tutto questo accade, allora cominci a sospettare della ombra tua che solo e solo tu puoi nel buio più buio vedere e che ti seduce e lei soltanto lo sa per quale male Stai perdendo la testa per una festa tutta tua Stai dando di matto per raccogliere i cocci rimasti sulla bilancia della persa ragione Non è difficile da capire, lo capisce anche il più povero dei diavoli La corda l’hai legata al collo e il cielo se ne frega, lo capisce anche il più basso degli angeli Più non hai niente da perdere, proprio più niente davvero E non è poi male tutto il male che viene per metterti alla prova L’ADDIO DI UN KAFKA Amore, piango lacrime Piango sangue E non sono santo E non sono maledetto Soltanto sono solo come un cane Prego Dio ogni giorno, ma ogni raggio di luce mi ferisce l’anima a fondo per dirottarmi nel più atroce delitto – la cravatta al cielo legata a una verità kafkiana, e il mio cuore che smette il battito suo in un sospiro appena Amore, credevo che le donne fossero il paradiso Oggi però scopro che sono ancora con me Così credo che morirò flirtando e danzando fra le fiamme della Bibbia LA PIÙ TEMUTA DELLE MALATTIE Sulle nuvole i sogni abbandoniamo, come se lasciassimo affidate alla corrente di un fiume barche I sogni che oggi vediamo domani non è detto siano uguali A ogni nuovo dì, del cielo i segni tentiamo di divinare, per quei mali che assediano la mente e la carne – quel corpo che un giorno o l’altro prenderà su di sé vermi, forma della più temuta delle malattie, l’Eternità FINE la fine impone la fine sopra ogni cosa sopra ogni uomo la fine sopra ogni azione presente passata futura la fine è soltanto simile a sé la fine è tutto e niente la fine è la fine e non conosce lacrime o pene per sé né ne concede la fine impone la fine soltanto questo LA TUA NUDITÀ Mai mi ha interessato dell’anima la profondità Non posso dire altrettanto della tua selvaggia nudità gettata su di me come una cosa sporca, come una cosa bella RESISTO Se questi miei giorni li senti tristi Se davvero li senti piovere e piangere Se è vero che sei tutta la tenerezza che ho mai osato chiederti, Amore, ricordarti che la vita è un pezzo di ferro E io solo cerco di resisterti ROULETTE RUSSA Scorre nella clessidra la sabbia mentre si accumula sotto il tappeto la polvere Sulla poltrona il vecchio revolver Un solo giocatore e un solo proiettile Far ruotare il tamburo, puntare alla tempia la canna, e prima o poi il colpo nel cervello si sveglierà, e dormirò io e sognerò in eterno la luna più nobile della mia inutile anima, che da un po’ troppo tempo nella delusione ama macerarsi nel ricordo d’un amore NEGRA SOLITUDINE Sol perché nero e non bianco come gli altri agnelli, mi hai subito rinnegato – dimenticato nell’inferno della mia negra solitudine Eppur anch’io vivo, la tua stessa aria respiro e commosso rimango di fronte alla fragilità della vita, di passione rossa, di ferma tenerezza in una rosa per dispetto cresciuta fra cardi e maligni sguardi di comari incatenate a pesanti rosari Sol perché nero e non bianco, mi hai subito rinnegato Perché son agnello nero nero, solamente per questa mia natura che è mia, ho acquistato con la Fantasia – che è sol mia – un Vuoto dove pascolare l’anima fino a che morte non coglierà del mio fiato il più tiepido innocente sogno mai avverato Così facile è stato dirmi nero, e guardarmi con disprezzo Accarezza pure chi vuoi, e donagli tutto il tuo amore; un giorno, senza dar voce a un solo lamento, tirerò le cuoia e non dovrai più sopportare il fastidio di sapermi vivo – d’esser nato nel tuo bianco pascolo SULLA CROCE ERA GESÙ Ti racconterò quel che io so, e niente di più Quando Gesù fu dalla croce tirato giù, niuno avrebbe scommesso che lassù qualcuno avesse ascoltato quella sua verità balbettata, fiorita sulle sue labbra morenti Egli però risorse, e come poeta vagabondo si portò per mari e per città vestendo un sorriso, poco invero ma l’Infinito per chi gli apriva la porta di casa, invitandolo a mangiare qualcosa Ti racconterò d’una bambina dolce, che ogni sera giungeva le mani pregando per sé e per chi lei amava Ti confesserò che a lei non importava se qualcuno credeva non fossero veri i miracoli, le bellezze del Creato, il cielo azzurro, i prati verdi, i ciliegi in fiore per colorare d’amor l’amore Ti disegnerò in una sera di tante bocche e di come una volta a tavola ognuno ebbe di che sfamarsi; e ti inviterò poi a ballare, a ballare scalza sotto un mare di stelle, ed allora, per Dio, mi dirai sì, mi dirai di sì, fresca in due lacrime di felicità PIOGGIA Sotto la pioggia uno bestemmia, o sotto l’ombrello fa all’amore se al suo fianco ha una compagna che lo riscaldi un poco. I più bestemmiano senza posa e si bagnano: sono quelli che di sicuro muoiono presto.
Per leggere il resto dell’articolo devi collegarti direttamente sul sito della fonte: