Negli ultimi giorni si è molto parlato della notizia del disegno di legge che prevede l’autocertificazione del dipendente, e non del medico, per i primi tre giorni di malattia. Per prima cosa è bene sottolineare un punto che in moltissimi articoli non è citato: il provvedimento sarebbe valido solo per i dipendenti pubblici. Per ora, nonostante gli immediati attacchi di Confindustria, preoccupata di veder crescere il numero di malattie, non si è mai parlato di settore privato. Il motivo che avrebbe portato il vice presidente della commissione Igiene e Sanità del Senato a proporre questo Ddl sono le troppe certificazioni emesse con durata di massimo tre giorni, cioè circa il 36% del totale. Queste da una parte appesantiscono il lavoro dei medici di famiglia, forti sostenitori del provvedimento, e dall’altro potrebbero sollevare da una notevole mole di lavoro anche l’Inps. La cosa che difficilmente è comprensibile è come possa essere possibile pensare ad un disegno di legge che, potenzialmente, potrebbe avvantaggiare i furbetti della malattia nel pubblico impiego, solo per sollevare dal lavoro un categoria di lavoratori, i medici di famiglia, che sicuramente potrebbero compensare ampliando gli orari di lavoro non proprio in linea con le esigenze dei pazienti.In questo particolare caso ci troviamo d’accordo con Confindustria nel ritenere questo provvedimento ingiustificato e totalmente inadeguato per una realtà, quella dell’impiego pubblico italiano, che invece dovrebbe essere maggiormente monitorato
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