La catena di distribuzione di elettronica Unieuro ha presentato ieri domanda di ammissione a quotazione a Borsa Italiana, possibilmente sul segmento Star, e ha depositato in Consob il propetto informativo. L’operazione è allo studio da oltre due anni e ha più volte subito uno stop, ma questa volta la macchina è ormai avviata e, sebbene la nota della società diffusa ieri parli di ipo entro il primo semestre, è molto probabile che lo sbarco sul listino avvenga già prima di Pasqua (si veda altro articolo di BeBeez). Il progetto di ipo prevede che le azioni ordinarie della società siano collocate soltanto presso investitori istituzional e che l’operazione non preveda aumento di capitale, ma consista soltanto nella vendita di parte delle azioni del socio unico Italian Electronics Holdings, controllato indirettamente al 70,5% dal fondo Rhône Capital II e partecipata da Dixons Retail (circa il 15%), dalla famiglia Silvestrini e da altri esponenti del management (insieme per circa il 14,5%, di cui il 9,88% la famiglia). Citigroup, Credit Suisse e Mediobanca agiscono in qualità di joint global coordinator e joint bookrunner, UniCredit è bookrunner e Mediobanca è anche sponsor, specialist e stabilizzatore nell’ambito della quotazione. Il gruppo guidato dall’amministratore delegato Giancarlo Nicosanti Monterastelli definirà i valori di quotazione in base ai dati relativi ai nove mesi dell’esercizio fiscale 2016-2017: secondo quanto riferisce oggi MF Milano Finanza, al 30 novembre il giro d’affari di Unieuro ammontava a 1,2 miliardi di euro, l’ebitda rettificato a 38,1 milioni e l’ultile netto a 929 mila euro. Unieuro aveva invece chiuso l’esercizio 2015-2016 a fine febbraio 2016 con ricavi consolidati per 1,57 miliardi, un ebitda di 66 milioni, un ebit di 42,7 milioni e un utile di 10,6 milioni, a fronte di un debito finanziario netto di 26 milioni, di cui debiti per 25 milioni nei confronti del sistema bancario (Unicredit , Banco Bpm , Iccrea, Intesa Sanpaolo Iccrea Bancaimpresa e la Banca Popolare dell’Alto Adige, istituti che hanno in pegno il 100% della holding che controlla Unieuro)
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