“L’esperienza e la logica ci dicono che, ad Amatrice, le faglie hanno fatto tragicamente il loro lavoro. E questo si chiama destino”, dice Giuseppe Saieva a Repubblica, “Ma se gli edifici fossero stati costruiti come in Giappone, non sarebbero crollati. All’ingresso del paese ho visto una villa schiacciata sotto un’enorme tettoia di cemento armato.
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