La squadra vincitrice del campionato italiano di calcio, oltre al titolo di “Campione d’Italia”, si aggiudica anche il diritto di applicare (nella stagione successiva) uno scudetto tricolore sulle proprie maglie da gioco.A inventare questo simbolo fu il poeta Gabriele d’Annunzio, il quale sembra che in giovane età si divertisse a giocare a calcio con gli amici, sulla spiaggia di Francavilla, vicino alla natìa Pescara (finché nel 1887, durante una partita, perse due denti cadendo e pose fine alla sua carriera da calciatore…).la partita di fiume. L’occasione per questa particolare innovazione si presentò nel 7 febbraio del 1920, a Fiume, durante l’occupazione della città da parte dei volontari italiani guidati da d’Annunzio.Quel giorno, infatti, fu organizzata una partita tra una squadra di militari italiani e una di civili locali. Per l’occasione gli italiani indossarono una maglia azzurra sulla quale il Vate decise di applicare anziché lo scudo sabaudo (come avveniva sulle maglie della Nazionale a quei tempi), uno scudetto (di forma “sannitico antica” secondo la definizione araldica) con i colori della bandiera italiana.E proprio allo scudetto di d’Annunzio, qualche anno più tardi (1924), si ispirarono gli organizzatori del campionato quando stabilirono che da quel momento, la squadra che ogni anno avesse vinto il titolo, nella stagione successiva si sarebbe fregiata anche di un simbolo da apporre sulla maglia.La prima fu il Genoa che così, nel 1925, giocò con lo scudetto sul petto.
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