I casi sono due: o Renzi è molto nervoso per qualcosa che noi ancora non sappiamo, ma che lui già sa, dell’inchiesta di Potenza o di qualche altra Procura; oppure non è poi così sereno come vorrebbe far credere dopo il referendum di domenica, forse a causa dei 16 milioni di elettori che hanno votato contro i suoi ordini e potrebbero tornare a farlo per dire No alla sua controriforma costituzionale. Sta di fatto che s’è presentato in Senato coi nervi a fior di pelle al dibattito sulla sfiducia al suo governo per lo scandalo petroli: come posseduto dallo spirito-guida di Berlusconi. Nella Seconda Repubblica, bisogna risalire alle escandescenze del Caimano per trovare un assalto all’arma bianca così scomposto, forsennato, ai confini con la psichiatria e con l’eversione, contro l’intera magistratura, accomunata per l’occasione alla libera stampa (le rare volte in cui la stampa è stata libera) nell’anatema totale e definitivo contro i “20-25 anni di barbarie giustizialista”.
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