I burocrati statunitensi ed europei sono finalmente giunti ad un accordo sulle modalità di trasferimento dei dati informatici attraverso l’Atlantico. Quello che ufficialmente si chiama Privacy Shield non è altro che un’intesa politica che si basa sulla “garanzia da parte degli americani che le informazioni degli europei non verranno sottoposte a procedure di sorveglianza indiscriminata”. Ad affermarlo è Antonello Giacomelli, sottosegretario allo Sviluppo Economico con delega alle Comunicazioni, che ha commentato così l’avvio del patto che di fatto sostituisce il precedente Safe Harbour, una norma che concedeva alle aziende americane diverse modalità di manipolazione dei dati personali dei navigatori europei. Ad essere interessate non sono solo le varie Facebook, Microsoft, Apple e Google ma tutte quelle imprese, circa 4.500, attive nella cybersfera europea.Cosa cambiaIl contesto è questo: finora il tema data retention non era mai stato messo in discussione da parte dell’organismo europeo nei confronti di soggetti statunitensi. Purtroppo però le dichiarazioni e i fatti mostrati da Edward Snowden hanno posto all’ordine del giorno la necessità di ripensare le metodologie con cui le aziende americane ottengono, conservano e gestiscono i dati personali dei loro clienti. Che fine fanno le informazioni che fornisco a Google
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