Il 28 di novembre scorso si è celebrata, come ogni anno, la Giornata della Malattia di Parkinson, patologia che colpisce più di 5 milioni di persone al mondo, di cui oltre 220.000 solo in Italia, e che si manifesta intorno ai 60 anni di età. La Società Italiana di Neurologia ha colto l’occasione proprio della Giornata per ribadire il ruolo cruciale della ricerca scientifica nella lotta a questo disturbo neurodegenerativo con il preciso obiettivo di raggiungere non solo una diagnosi precoce ma addirittura preclinica e la personalizzazione della terapia per ciascun paziente. Nella Malattia di Parkinson la diagnosi preclinica viene fatta alla persona “apparentemente” sana che non manifesta ancora i sintomi motori tipici della patologia, mentre la diagnosi precoce avviene quando i primi segni clinici sono già comparsi, sebbene siano ancora incerti o sfumati. La diagnosi preclinica permette di anticipare di molti anni la comparsa della malattia di Parkinson e di modificarne addirittura il decorso attraverso una tempestiva terapia a base di farmaci dopaminergici o di farmaci neuro protettivi. Il fattore tempo rappresenta una questione cruciale se si pensa che alla comparsa dei primi sintomi motori, come lentezza nei movimenti o tremore a riposo, la malattia ormai non può più essere bloccata in quanto risulta già in una fase troppo avanzata. Per diagnosticare la Malattia di Parkinson sono stati individuati segni preclinici e precoci molto precisi che a volte, però, possono essere la manifestazione di altre malattie neurodegenerative.
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